Apprezzate la purezza, la chiarezza e la fusione tra un piano di lavoro, il suo lavello e il suo alzatina? La risposta alle "superfici solide" sta nei loro colori uniformi combinati con giunti invisibili e arrotondamenti igienici. Di Laurence Despins (aprile-maggio 2022-2023)
Resina e minerali
Prodotte su scala industriale, le “superfici solide” contengono una grande proporzione di resina: due terzi di esse sono costituite da cariche minerali (idrossido di alluminio), il restante terzo è costituito da una resina acrilica (PMMA). Meno dure del quarzo sintetico, vengono tagliate e lavorate con attrezzi da falegnameria (sega circolare, pantografo): vengono trasformate e realizzate da falegnami ed ebanisti.
Sigilli invisibili
Il primo a vedere la luce negli anni '60 è il "Corian" (Du Pont de Nemours). Si è subito posto come alternativa alla piastrellatura, perché allora era l'unico materiale liscio e non poroso come la ceramica a non presentare fughe, considerate “nidi di germi”. Le lastre "solid surface", infatti, vengono assemblate mediante saldatura utilizzando un adesivo che altro non è che il liquido "solid surface", che rende i giunti assolutamente impercettibili, al tatto oltre che al occhio nudo, anche ai bordi dei bordi.
Graffi riparabili
Le "superfici solide" lisce, non porose, non temono le macchie e sono molto facili da mantenere. D'altra parte, sono piuttosto sensibili ai graffi: per un piano di lavoro, si consiglia di scegliere un colore chiaro.
Evitare quindi tonalità molto scure o fortemente caricate con pigmenti colorati. Tuttavia, le "superfici solide" hanno il grande vantaggio di essere riparabili. Basta carteggiare leggermente la loro superficie con carta vetrata per rimuovere i graffi. Se c'è una scheggiatura o una rottura sulla superficie, puoi farlo